Startup? In Italia non ce la puoi fare…

Startup? In Italia non ce la puoi fare…

Universo startup: dall’idea al successo

Creare una startup può sembrare un gioco da ragazzi, ma non funziona esattamente così: ecco una panoramica sul mondo delle nuove imprese, con consigli utili per trasformare un’idea in realtà.

Hai deciso di avviare una tua startup in Italia ma tutti quelli a cui lo dici ti danno del visionario? Se inizi a pensare che possano avere ragione, ti sbagli! Il nostro viaggio fra i falsi miti del mondo del lavoro prosegue proprio esplorando le nuove forme del fare impresa, per cercare di rompere pregiudizi e scardinare pareri, ormai consolidati, su chi decide d’intraprendere la carriera dello startupper.

Portando l’esempio virtuoso di Michele Cesario, fondatore e CEO di ComeHome, indagheremo qual è la situazione delle startup in Italia e in Europa, quali le basi per fondare una nuova impresa e come poter richiedere e trovare i giusti finanziamenti al momento opportuno.

Startup italiane: quante sono, in che settori e come vanno rispetto a quelle europee?

Le startup in Italia? Saranno poche, di sicuro! Ecco il primo falso mito sulle imprese di nuova costituzione pronto per essere sfatato. Già, perché le startup innovative sul nostro territorio sono oltre 10mila: a fine 2019, per essere precisi, se ne contavano 10.882, con un aumento del +2,6% rispetto al trimestre precedente e pari al 3% di tutte le società di capitali di recente formazione. Questo è quanto emerge dal report di monitoraggio trimestrale sulle startup innovative frutto della collaborazione fra Mise e InfoCamere, con il supporto di Unioncamere, aggiornato al 31 dicembre 2019.

Dove si concentrano le startup? La Lombardia ne ospita poco più di un quarto, con Milano che è l’incubatore di ben 2.075 startup. Ma la regione che ha la maggiore densità di imprese innovative è il Trentino Alto Adige: qui il 5,3% delle società costituite negli ultimi 5 anni è una startup.

Nel report vengono analizzati anche i settori delle nuove attività. Che cosa emerge a riguardo? Che il 73,7% si dedica alla fornitura di servizi per le imprese (in particolare nella produzione di software, attività di R&S e servizi d’informazione), il 17,6% opera nel settore manifatturiero, mentre il 3,4% rientra nell’ambito del commercio.

In alcuni settori economici l’incidenza delle startup innovative sul totale delle nuove società di capitali appare rilevante. È una startup innovativa l’8,3% di tutte le nuove società che operano nel comparto dei servizi alle imprese; per il manifatturiero, la percentuale corrispondente è 5,1%. Un altro aspetto interessante riguarda la composizione socio-demografica delle startup italiane: il 19,8% delle imprese innovative è a prevalenza giovanile (under 35) e il 13,5% del totale delle startup analizzate è prevalentemente femminile, cioè con quote di possesso e cariche amministrative detenute in maggioranza da donne.

Dal report dell’Osservatorio Startup Hi-tech promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano in collaborazione con Italia Startup arrivano poi buone notizie per quanto riguarda gli investimenti nelle startup italiane. Nel 2019 infatti questi investimenti sono arrivati quasi a 700 milioni di euro, segnando un incremento del +17% rispetto al 2018. Di questi 154 milioni sono i capitali provenienti da attori internazionali, con una crescita significativa dei fondi in arrivo da Europa e Cina.

Ma come se la cava il nostro Paese nel confronto con gli altri Stati europei? StartupBlink, centro di ricerca sulle startup fondato a Zurigo dall’imprenditore Eli David, ha stilato la Startup Ecosystem Rankings 2020, una classifica appunto che analizza il panorama mondiale delle startup: l’Italia è in 25esima posizione a livello mondiale e alla 15esima in Europa per il suo ecosistema di nuove imprese. Guardando alle città, poi, Milano fa ancora una volta da capofila, posizionandosi 14esima in Europa e 62esima nel mondo per concentrazione di startup, ed è l’unica città italiana nella top 100.

L’ABC per avviare una startup

Bene, considerato il panorama delle startup in Italia e in Europa è tempo di passare in rassegnagli step fondamentali con cui dare vita alla tua nuova impresa. Ci sono diversi passaggi, tutti allo stesso modo importanti:

  • Metti a fuoco perché vuoi creare una tua attività;
  • Pensa a un’idea di business e validala poi per capirne il reale potenziale;
  • Analizza il mercato e i competitor;
  • Crea uno smoke test (ovvero un test per verificare l’efficacia della tua idea) o un MVP (Minimum Viable Product, una versione iniziale del prodotto o servizio da distribuire includendo solo le caratteristiche minime per raccogliere da subito i feedback dei clienti) per permettere alle persone di interagire con il tuo primo prodotto/servizio;
  • Crea un Business Plan, ovvero un piano di come la tua azienda si evolverà dai suoi esordi fino alla realizzazione del prodotto/servizio finale;
  • Trova un co-founder o un partner e soprattutto dai vita al dream team;
  • Occupati della parte legale nel momento in cui hai dei costi ingenti per sviluppare la tua idea, hai investitori pronti a credere nella tua idea di business o stai iniziando a fatturare;
  • Crea un pitch per trovare nuovi finanziatori per la tua startup.

“Il primo passo che abbiamo fatto è stato quello di costruire il team” dice Michele Cesario, il CEO e fondatore di ComeHome. Questo è, quindi, uno degli step essenziali nella costituzione di una startup. Ma quali sono le figure professionali strategiche immancabili per fare successo? Sono tutte sintetizzabili con degli acronimi:

  • CTO (Chief Technical Officer) o direttore tecnico è colui che si occupa dello sviluppo del prodotto/servizio da lanciare sul mercato;
  • CEO (Chief Executive Officer) rappresenta invece l’amministratore delegato ed è una figura trasversale che si occupa di studiare il mercato e le strategie e curare le relazioni esterne per garantire che il prodotto/servizio sviluppato sarò poi usato e comprato. Spesso il CEO è anche il fondatore della startup;
  • CMO (Chief Marketing Officer) è il responsabile di marketing che struttura i piani di comunicazione e marketing sia per far vendere il prodotto che per accrescere la brand awareness della startup;
  • COO (Chief Operations Officer) che invece gestisce la parte più operativa e di direzione generale;
  • CFO (Chief Financial Officer) è il direttore finanziario, che segue sia la parte finanziaria che di controllo di gestione.

Startup sì, ma con che caratteristiche e di che tipo?

Individuati i ruoli chiave che devono essere presenti all’interno di una startup è ora giunto il momento di capire quali sono le principali caratteristiche che contraddistinguono questa tipologia di impresa.

  • Replicabilità del business: consiste nella possibilità di ripetere il modello di business della startup in diverse aree geografiche e differenti periodi temporali;
  • Scalabilità del modello: è la capacità di una startup di crescere esponenzialmente usando poche risorse;
  • Innovazione intrinseca: le startup nascono per soddisfare un bisogno che ancora non è stato soddisfatto oppure per rendere manifesto un need non ancora evidente;
  • Temporaneità: una startup non è tale per sempre. La definizione “startup” è infatti transitoria e rappresenta una prima fase di un percorso aziendale, si spera, di crescita e sviluppo.

Oltre alle caratteristiche è importante conoscere anche le diverse tipologie di startup esistenti. Abbiamo quindi:

  • Newco, dall’inglese “new company” che significa “nuova azienda”. Questo tipo di startup nasce dalla suddivisione delle operazioni di un’azienda madre in difficoltà;
  • Spin-off, quando un ramo di un’azienda viene trasformato in una realtà a sé stante. Talvolta queste startup rimangono di proprietà dell’azienda madre, mentre altre volte vengono vendute a investitori terzi;
  • Startup autentiche, erano quelle degli inizi che sviluppavano attività innovative nei settori dell’elettronica e dell’informatica. I fondatori di queste startup cercavano spesso di ottenere i capitali necessari all’avvio della loro azienda tramite la cessione di una parte delle quote societarie (private equity);
  • Startup innovative, ovvero un’azienda di nuova costituzione che vende prodotti/servizi ad alto contenuto tecnologico.

Le caratteristiche di una startup, per come le abbiamo viste, sono attribuibili a Steve Blank, imprenditore della Silicon Valley e autore di bestseller. Proprio Blank individua una sua suddivisione delle startup, affermando che esistono almeno 6 tipologie di aziende di nuova costituzione:

  • “Lifestyle Startups: Work to Live Their Passion”. Sono startup nate per far vivere i fondatori della loro passione;
  • “Small-Business Startups: Work to Feed the Family”. Qui è l’imprenditore che gestisce direttamente l’attività e che investe il proprio capitale nel business e assume familiari o persone del luogo come dipendenti;
  • “Scalable Startups: Born to Be Big”. Gli imprenditori di queste startup vogliono scalare il proprio business e creare un’azienda che verrà quotata in Borsa;
  • “Buyable Startups: Acquisition Targets”. Si tratta di quelle realtà il cui modello di business è costruito sull’offerta di un servizio che serve per creare delle soluzioni strategiche per grosse multinazionali esistenti;
  • “Social Startups: Driven to Make a Difference”. Si caratterizzano per la volontà dei loro imprenditori di ambire a rendere il mondo un posto migliore, senza interessarsi a prendere quote di mercato o a creare ricchezza per sé stessi;
  • “Large-Company Startups: Innovate or Evaporate”. Queste startup nascono dall’osservazione che il ciclo di vita di una grande azienda è finito e si è fatto anche più breve.

Finanziare una startup, quali sono i modi?

Come ogni impresa appena nata anche una startup ha bisogno di finanziatori e investimenti che possano far decollare nel più breve tempo possibile il business aziendale. Quali sono quindi le forme di finanziamento con cui puoi sostenere la tua startup?

  • Le “3F”: Family, Friends & Fools. Zie benestanti, amici sempre pronti nel momento del bisogno o geniali outsider possono essere dei validi finanziatori, almeno agli inizi dell’attività;
  • Crowdfunding. Una forma di finanziamento democratica, in cui le persone, attraverso apposite piattaforme web, partecipano al finanziamento di un progetto e ricevono in cambio un reward oppure acquistano un titolo di partecipazione di una società;
  • Finanziamenti agevolati. Vengono emessi da agenzie statali oppure europee. A livello nazionale l’agenzia di riferimento è Invitalia, creata per incentivare la nascita di nuove imprese;
  • Prestiti bancari;
  • Business angel. Sono investitori privati che di solito entrano nel capitale della startup oppure possono anche supportarla con le loro competenze. Per contattarli fai riferimento ai siti delle principali associazioni italiane, come IAG e Club degli investitori;
  • Venture capital. Sono investitori istituzionali che entrano nel capitale delle startup già avviate per farle crescere e rivendere le azioni entro un periodo di 6-8 anni. Investono generalmente somme rilevanti ma in cambio vogliono una struttura legale che permetta loro di influenzare le decisioni della startup e le modalità di uscita;
  • Incubatori e acceleratori d’impresa. Stiamo parlando di organizzazioni che danno spazi e strumenti alla startup per avviare la sua attività. La loro richiesta è di avere in cambio una percentuale di equity.

Startup italiane, i casi di successo per investimenti

Creare un’impresa da zero non è mai semplice ma rimboccandosi le maniche, mettendoci grinta e voglia di fare, e trovando gli investitori giusti, tutto diventa possibile. Ecco, quindi, alcuni esempi di startup italiane che hanno avuto successo in termini di investimenti:

  • ComeHome, la startup di Michele Cesario, ha chiuso di recente un nuovo round di investimenti, pari a 800mila euro, sotto la guida dei soci di Italian Angels for Growth (Iag) e con il crowdfunding di BacktoWork24;
  • Casavo è la startup più finanziata del 2019. Ha infatti dato vita a un fundraising da 100 milioni di euro, di cui 27 milioni in equity e altri 70 milioni in debito. Tra i suoi investitori si annoverano anche Venture Capital esteri come Greenoaks Capital, Project A Ventures, Picus Capital, 360 Capital Partners, Boost Heroes;
  • BeDimensional si classifica come una delle prime realtà al mondo a produrre grafene puro grazie al finanziamento da 18 milioni di euro avuto da Gruppo Pellan;
  • Freeda Media oltre a essere uno dei progetti di comunicazione più innovativi degli ultimi tempi è anche una startup che ha visto investimenti per 28 milioni, di cui solo lo scorso anno 15 milioni sono stati versati da Alven, U-Start, Unicredit, Endeavor Catalyst e family office e investitori privati di spicco a livello internazionale.

Startup, perché non provarci?

Il mondo delle startup è sicuramente ampio, complesso e ancora tutto in divenire. Le sfide da affrontare sono tante e per farlo c’è bisogno di grinta e motivazione. Avere l’idea giusta, innovativa e creativa è sicuramente un buon punto di partenza ma non basta: per creare una startup di successo ci sono tanti fattori che entrano in gioco, dal team di lavoro alla ricerca di finanziatori. Per portare il tuo sogno al successo ricorda di non farti abbattere mai, specialmente da chi dice che creare startup in Italia è impossibile!

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