Nel corso del tempo molti luoghi comuni hanno iniziato a farsi spazio all’interno del mondo del lavoro e, seppur quello di smascherarli tutti sia un compito molto arduo, qualcuno doveva pur farsene carico. Bene, abbiamo pensato di farlo noi in compagnia della nostra Federica Mutti con la quale inizieremo questo viaggio sfatando la leggenda delle leggende: “Se non hai talento non troverai mai il lavoro dei tuoi sogni”!
Siamo d’accordo, in alcuni casi avere il famigerato talento in un particolare ambito può sicuramente aiutarti a raggiungere obbiettivi che altri potrebbero solamente sognarsi ma, d’altro canto, se sei una persona particolarmente talentuosa potresti anche adagiarti sugli allori, peccando un po’ di pigrizia, con il risultato di non impegnarti abbastanza in un’attività specifica perché sarai sempre propenso a pensare “tanto riuscirò comunque a cavarmela”.
Ecco quindi che un dubbio inizia a instillarsi… E se il talento non fosse l’unica strada per ottenere successo e le aziende fossero più interessate a persone grintose e motivate?
Per capire quanto conti il talento in ambito professionale dobbiamo innanzitutto partire dalle basi e cercare di fare chiarezza sul significato di questo termine.
Quando si parla di talento, riprendendo anche le parole dello psicologo Luca Mazzucchelli, si intende “unadote biologicamente presente”, che può essere vista come un punto di forza oppure come un alibi. Altri, invece, lo definiscono erroneamente come la “luce negli occhi”, “la fame”, confondendolo quindi con la motivazione, con la cosiddettagrintadi cui parla la psicologa Duckworth.
Per la Duckworth la grinta “è seguire il proprio futuro, giorno dopo giorno, non solo per una settimana, non solo per un mese, ma per anni e lavorare davvero sodo per rendere il futuro una realtà. Grinta è vivere la vita come una maratona, non come uno sprint”. Dietro la grinta ci sono quindi i tuoi interessi, tutto ciò che ti appassiona e che ti motiva a svegliarti la mattinacon la voglia di imparare, di crescere e di fare sempre meglio rispetto al giorno precedente.
Grinta e talento possono senza dubbio intrecciarsi, ma spesso percorrono due binari paralleli senza incontrarsi mai, ecco perché non è raro che molti recruiter e aziende durante il processo di selezione premino i candidati che possiedono la prima.
Se hai talento puoi svolgere un determinato lavoro in maniera impeccabile, ma non è detto che tu abbia la curiosità di sperimentare nuove strade o di guardare oltre al semplice compito che ti è stato assegnato. Viceversa, se sei mosso dalla grinta hai dentro un fuoco che ti spinge a rischiare, a superare i tuoi limiti, a sbagliare, imparare e ricominciare e per molti è questo il vero valore aggiunto che un candidato dovrebbe portare all’interno di un team.
Insomma, ciò che conta davvero, spesso, sono le Soft Skill… Ma cosa sono nel concreto?
Per Soft Skill ci riferiamo all’insieme di competenze trasversali che non sono “applicabili” a una particolare mansione ma che fanno parte del carattere e della personalità di un individuo.
Ad esempio, se sei un Graphic Designer devi sicuramente possedere delle competenze tecniche che riguardano l’utilizzo di programmi come Adobe Illustrator oppure Photoshop per poter svolgere il tuo lavoro, al tempo stesso, però, potrai avere un’ottima predisposizione per il lavoro di squadra ed essere in grado di stimolare anche i tuoi colleghi in fase di brainstorming per tirare fuori l’idea vincente: bene, questa è una Soft Skill.
Cambiando settore… per un manager, oltre alle competenze tecniche necessarie per ricoprire il proprio ruolo, ciò che può fare davvero la differenza nel processo di selezione sono l’intelligenza emotiva della persona, la capacità di comunicazione e persuasione e l’attitudine a relazionarsi con gli altri in maniera empatica.
Tutte queste sono considerate Soft Skill e sono sempre più richieste nel mercato insieme alla passione, all’ambizione e alla motivazione.
Come tutte le cose, però, anche queste vanno allenate!
In base al settore e al ruolo che sei chiamato a ricoprire ci sono differenti Soft Skill che possono influire durante il processo di selezione, ma ad ogni modo il saper prendere decisioni difficili, guidare le persone, risolvere situazioni critiche, ad esempio, non sono doti innate, quanto piuttosto capacità su cui puoi lavorare e che puoi migliorare nel tempo.
Per capire come allenare le tue competenze trasversali dovrai innanzitutto scoprire quali sono le Soft Skill che ti caratterizzano e ti rendono unico, matchando le tue passioni con quello che ti riesce meglio. Per farlo ritagliati del tempo da dedicare a te stesso e non demoralizzarti se non riuscirai a trovare subito la tua strada. Prova ad appuntare i tuoi pensieri su un foglio bianco, ti aiuterà a fare chiarezza e riordinare le idee.
Una volta terminata questa “analisi preliminare” e individuati i tuoi interessi dovrai iniziare a prendertene cura, con calma e perseveranza, alimentando la tua passione e le tue capacità un po’ alla volta, tutti i giorni e per farlo dovrai darti dei micro-obiettivi, dei traguardi raggiungibili nel breve-medio termine che ti stimoleranno a proseguire l’allenamento con tenacia. Bastano pochi minuti al giorno per iniziare a coltivare un’abitudine e favorire la tua crescita professionale: ricordati sempre che, come affermava Aristotele, “noi siamo quello che facciamo ripetutamente perciò l’eccellenza non è un’azione, ma un’abitudine”.
Come dicevamo, inoltre, il talento è un po’ un’arma a doppio taglio e la gestione dei collaboratori più talentuosi da parte dell’azienda può comportare anche alcuni rischi.
Le realtà più strutturate, infatti, mettono in atto delle soluzioni per attirare, sviluppare e trattenere i talenti fatte ad esempio di hackathon, mentoring e piani di welfare che, come dimostrato dai dati, portano numerosi risultati positivi ma che, al tempo stesso, presentano diversi limiti e rischi, tra i quali l’insoddisfazione provocata dall’essere inseriti in questi programmi di crescita accelerati che non sempre rispecchiano gli obiettivi della persona.
Inoltre, stando ai dati pubblicati da Il Sole 24 Ore, è molto difficile trattenere i cosiddetti talenti in azienda, in quanto queste persone sono più propense a cambiare lavoro:
Considerando il costo e le energie necessarie pe attuare queste soluzioni di crescita personale e/o professionale, non è difficile comprendere perché spesso le aziende preferiscano assumere persone fortemente motivate, grintose e con la voglia di emergere, ad altre che invece, seppur di valore lato “tecnico”, potrebbero andarsene molto più rapidamente.
Le persone talentuose, quindi, possono sicuramente avere successo nella vita e raggiungere determinati obiettivi con più facilità rispetto ad altre, ma come abbiamo visto il talento, senza l’impegno e la grinta, spesso perde valore per aziende e recruiter.
Non ne sei ancora del tutto convinto? Beh, allora non ti resta che ascoltare la puntata del podcast “Se non hai talento non troverai mai il lavoro dei tuoi sogni” con lo psicologo Luca Mazzucchelli.