“I giovani d’oggi non hanno voglia di lavorare”, “viaggiare è solo una perdita di tempo per rimandare l’ingresso nel mondo del lavoro”, “alla tua età lavoravo già da anni”: siamo sicuri che le tue orecchie abbiano sentito almeno una volta nella vita queste affermazioni!
Ebbene sì, tra gli stereotipi che nel tempo si sono consolidati nel mondo del lavoro ci sono, purtroppo, anche questi e troppo spesso ci si lascia influenzare dal giudizio altrui precludendosi la possibilità di vivere un’esperienza, per alcuni, “fuori dagli schemi”.
Ma sei proprio sicuro che prenderti una pausa per vivere un’esperienza all’estero e riflettere sul tuo futuro venga considerato in maniera negativa da parte di aziende e recruiter? Noi no, ecco perché in compagnia della nostra Federica Mutti sfatiamo uno dei luoghi comuni di cui più frequentemente si abusa: se ti prendi un anno sabbatico, allora non hai voglia di lavorare!
Il nostro viaggio per sfatare questo falso mito parte da molto lontano, ovvero dalle origini dell’espressione “anno sabbatico” che sono da ricercare nella cultura ebraica. Nell’antica tradizione ebraica, infatti, l’anno sabbatico era il periodo in cui si lasciava riposare la terra in onore di Dio e, per l’occasione, venivano condonati i debiti e liberati tutti gli schiavi. Nel tempo, il termine ha poi assunto il significato odierno, ovvero di periodo “di lungo riposo” che, per alcuni nel nostro Paese, è inteso con accezione negativa… Eppure, in altri contesti europei e non, è quasi un obbligo! Ad esempio, hai mai sentito parlare del “modello svedese”?
Si tratta del diritto da parte dei dipendenti svedesi, con contratto a tempo indeterminato, di richiedere un periodo sabbatico di 6 mesi per realizzare un proprio progetto o magari per dedicarsi allo studio di una lingua o di una particolare materia. Allo scadere di questo periodo, i dipendenti potranno tornare in azienda e riprendere il proprio percorso esattamente da dove lo avevano lasciato.
Insomma, è proprio vero, “Paese che vai, usanza che trovi”. Questo modello sembra dare i suoi frutti dato che la Svezia è uno dei Paesi europei con il più alto tasso di innovazione!
Quando si parla di anno sabbatico, però, non tutti sanno che questo può essere di due diverse tipologie: lavorativo o scolastico.
Il periodo “sabbatico scolastico” altro non è che un Erasmus a cui si può partecipare durante il periodo delle superiori. Negli ultimi anni sta aumentando la consapevolezza, da parte dei genitori, dell’importanza del Gap Year nel percorso formativo dei propri figli tanto che nel 2018 ben il 6% degli studenti delle scuole superiori ha trascorso un periodo di studio all’estero.
Vivere lontano da casa per così tanto tempo, in età adolescenziale, è senza dubbio un’esperienza che ti apre la mente, nonché altamente formativa sotto molteplici aspetti:
Solitamente la durata di questo periodo di studio all’estero varia dai 3-4 mesi fino a un massimo di un anno e possono partecipare gli studenti dal 3° al 5° anno della scuola superiore, anche se il momento migliore per partire rimane il 4° anno.
Se arrivato a questo punto stai pensando che il Gap Year durante le superiori sia solo l’ennesimo momento di svago per studenti svogliati, beh sappi che ti stai sbagliando di grosso!
Non solo ogni studente è seguito da un tutor in loco che ha il compito di supportarlo dal punto di vista personale e accademico ma, in alcuni casi, al rientro dall’anno sabbatico il ragazzo potrà dover affrontare un colloquio su materie e attività svolte. Non proprio un gioco da ragazzi, cosa ne pensi?
Poi ovvio… Vivere l’esperienza non basta, bisogna saperla raccontare e farla fruttare al meglio.
Sia che tu abbia vissuto un anno sabbatico in età scolare, sia che abbia scelto di prenderti una pausa dal percorso professionale già avviato, con la conseguenza del famoso “gap” nel CV, dovrai essere molto abile in fase di colloquio nel trasmettere tutte le emozioni, le sensazioni e le conoscenze apprese e perché no, i fallimenti durante tale periodo perché queste pause rappresentano un potenziale enorme, da valorizzare al meglio.
Ecco qualche esempio:
Non dovrai far altro che trovare la giusta chiave di lettura per far sì che il tuo anno sabbatico diventi una storia di successo!
E a proposito di successo, non potevano terminare questo approfondimento senza prima raccontarti alcune storie di personaggi che, grazie al periodo sabbatico, sono riusciti a rivoluzionare la propria vita… e in alcuni casi anche quella degli altri!
Queste sono le parole che Stefan Sagmeister ha pronunciato durante un Ted Talks, in cui ha raccontato la filosofia della sua azienda e i benefici che l’anno sabbatico ha portato al suo business: un servizio di qualità superiore, stimolato da una ritrovata circolazione di idee, che gli ha permesso di aumentare i prezzi sul mercato incrementando le entrate sul lungo periodo.
Piacevolmente impressionato dalla filosofia di pensiero di Sagmeister, Winston Chen decide di prendersi un anno sabbatico da passare oltre il Circolo Polare Artico con la propria famiglia, lasciandosi alle spalle una carriera a Boston ben avviata. Cosa succede? Circondato da nuovi stimoli e grazie al tempo ritrovato per se stesso, si reinventa e dà vita a “Voice Dream Reader”; un’app per la lettura di contenuti ed E-Book che è in grado di trasformare le parole scritte in testo parlato e che oggi conta centinaia di migliaia di utenti nel mondo e ha un valore di 1 miliardo di dollari.
Esperienza diversa quella di Gianluca Gotto, un ragazzo come tanti che al termine delle scuole superiori si iscrive all’università quasi come se questa fosse l’unica cosa che potesse scegliere… si accorge presto che, però, il percorso intrapreso non lo rende felice per cui si fa coraggio e decide di lasciare tutto e partire alla ricerca della sua felicità dall’altra parte del mondo. Oggi Gianluca è un nomade digitale e si guadagna da vivere grazie al suo blog “mangia, vivi, viaggia” e a delle collaborazioni digital per alcuni clienti che segue come freelance.
Insomma, concedersi un anno sabbatico può giovare davvero alla tua vita, sia personale che professionale, ma se non ne sei ancora del tutto convinto ascolta il nostro podcast “Anno sabbatico? Allora non hai voglia di lavorare…”: con noi per questa puntata ci sarà Riccardo Caserini, Senior Manager di LinkedIn!